Lavorare nella comunicazione

UNA (Aziende della Comunicazione Unite) e Almed, (Alta Scuola in Comunicazione, Media e Spettacolo) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, hanno presentato il rapporto di monitoraggio sul mercato del lavoro nel settore della comunicazione nazionale.

L’analisi – frutto di due survey sui dati del 2019 e del 2020 – è stata fatta su un campione rappresentativo di 172 imprese (per l’87,6% di piccole e medie dimensioni) tra realtà che si occupano di consulenza creativo-strategica (agenzie creative, digital e social) e quelle che si occupano di realizzazione e produzione (case di produzione audio, video, stampa, digital, etc.) e della pianificazione media e delle pubbliche relazioni. Questo per presentare una fotografia sul comparto in grado di rilevare i trend occupazionali pre e durante pandemia. Uno spaccato necessario per meglio comprendere tutti quegli aspetti che devono e possono essere ottimizzati per favorire lo sviluppo delle risorse e dell’attività.

Dai dati è emerso che Milano è la capitale della comunicazione con oltre il 50% delle imprese del campione. La maggior parte delle persone occupate nel settore è compreso tra i 15 e i 34 anni (53,1%, ovvero il 31,9% in più della media nazionale). Il 50,3% di loro è donna, anche se solo il 35,5% del campione fa parte del board societario. L’andamento dell’organico registra un aumento, infatti per il 44,2% degli intervistati il 2021 segna un incremento delle assunzioni.

L’operatività delle realtà che operano nella comunicazione ha visto un rapido adeguamento rispetto ai processi di digitalizzazione del lavoro e la sua organizzazione (l’81,58% delle imprese ha attivato lo smart working da a 10 mesi per il 2020, e solo il 14,5% di loro prevedere di non mantenerlo nel futuro). Molte aziende registrano un adeguamento ad un lavoro per obiettivi, in associazione al lavoro da casa, che definisce un nuovo scenario e nuove competenze lavorative richieste.

Le persone sono il valore più grande delle aziende della comunicazione. Per questo è importante monitorare, osservare e cercare di capire il mercato del lavoro nella nostra industry e tutto ciò che ne consegue. Questa analisi ci restituisce un quadro d’insieme accurato per comprendere le trasformazioni in atto» – aggiunge Marianna Ghirlanda, CEO DLVBBDO e Presidente Centro Studi UNA. «La pandemia rappresenta un punto di grande discontinuità, se da un lato ha accelerato i processi di trasformazione già in corso, come digitalizzazione e diffusione del lavoro agile, dall’altro ha contribuito a evidenziare tematiche importanti come i gender gap. Diventa fondamentale per noi come Associazione non solo monitorare il mercato, rilevarne le principali tendenze ma anche suggerire misure correttive e azioni per migliorare la industry, incentivare l’ingresso e la crescita dei giovani in questo settore e migliorare le distorsioni ancora in atto».