Osservatorio Civic brand

Durante la Milano Digital Week è stato presentato ufficialmente l’Osservatorio Civic Brands, il nuovo strumento per monitorare (e raccontare) l’impegno sociale delle aziende e brand in Italia.

L’idea, un luogo di condivisione, riflessione e confronto – che possa dare anche un punto di vista autorevole – sull’attivismo delle marche, è frutto della collaborazione tra l’istituto di analisi e ricerche di mercato Ipsos e Il direttore creativo Paolo “Iabicus” Iabichino.

La pandemia da Covid-19 ha amplificato e accelerato l’espansione di macro-trend registrati negli anni precedenti, e le persone dimostrano alte aspettative circa il comportamento delle aziende riguardo temi quali la salute e la sostenibilità in generale. Per il 39% degli intervistati, infatti, spetterebbe alle aziende il compito di guidare il cambiamento verso comportamenti più responsabili e pratiche virtuose.

Oggi l’impegno e il brand purpose sono necessari alle società, che devono riuscire a veicolare messaggi chiari e trasparenti che rispecchino la realtà aziendale. La survey realizzata ha come primo scopo di analizzare e colmare il “say-do-gap” di brand e aziende, rispetto a consumatori che scelgono sempre di più l’acquisto di prodotti e servizi in base a come un brand comunica, agisce e sostiene i valori che promuove.

Da dove inizia il “Civismo del Brand”?

Per l’83% delle persone, la responsabilità di un’azienda inizia con l’occuparsi dalla qualità della vita dei propri dipendenti mentre per l’82% è opportuno partire dal trattamento di tematiche socioculturali e ambientali. A richiedere in primis una chiara presa di posizione, spesso su questioni considerate “delicate”, è ben il 68% degli intervistati.

Da questi dati emerge che il ruolo sociale di brand e aziende viene ampiamente riconosciuto. Viene richiesto di avere un impatto etico-sociale positivo, occupandosi per prima cosa del benessere della comunità nella quale operano.

Le persone non si pongono come semplici consumatori; infatti, la crescente sensibilità e consapevolezza verso gli acquisti porta a volere i “propri” brand schierati. La neutralità è percepita come un non volersi esporre, atteggiamento che ha una ricaduta economica concreta, il consumatore acquista un bene e/o servizio se il brand supporta attivamente determinate cause e ne evita l’acquisto se questo non prende posizione chiara a riguardo.

Sul sito ufficiale della manifestazione, è possibile rivedere la presentazione.

di Laura Ritorto