Standard e doppia trasparenza: la nuova Corporate Sustainability Reporting Directive

Migliorare la qualità e la coerenza delle informazioni di sostenibilità con la strategia aziendale, questo l’obiettivo che intende raggiungere la Commissione Europea con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) presentata lo scorso aprile e che costituirà una parte integrante della Relazione di Gestione aziendale.

La DNF, disciplinata dalla Direttiva Europea 95/2014 ed entrata in vigore in Italia con il D.Lgs 254/2016, ha dimostrato di non essere così “inclusiva” ed efficace in quanto riferita soltanto ad una cerchia ristretta di soggetti obbligati, appunto, a redigere il report di sostenibilità. Ecco, quindi, che la Commissione Europea, raccogliendo anche la ritrovata esigenza dei consumatori e degli stakeholder di ricevere più informazioni, propone di rivedere le regole e creare dei veri e propri standard universali. Di seguito i contenuti principali:

  • Ambito di applicazione: la CSRD coinvolgerà tutte le società quotate sui mercati regolamentati dell’Unione Europea, ad eccezione delle microimprese quotate: aumenterà a circa 50.000 il numero di aziende che dovrebbero pubblicare informazioni di sostenibilità;
  • Accessibilità: la proposta prevede che tutte le informazioni pubblicate siano accessibili e leggibili da device digitali, oltre che etichettate digitalmente in base a criteri di tassonomia digitale;
  • Doppia materialità: le aziende dovranno esplicitare una materialità binaria. Oltre a specificare come i fattori di sostenibilità influiscano sulle performance e sullo sviluppo (materialità finanziaria), sarà obbligatorio rendicontare quali siano gli impatti dell’azienda sull’ambiente e sulla società (materialità d’impatto).

Le novità introdotte, ambiziose e lungimiranti e che potrebbero entrare in vigore già dal 1° gennaio 2023, mirano a promuovere una trasparenza sistematica delle informazioni, sottolineando l’importanza della condivisione e della comunicazione delle stesse e di tutti quei valori intangibili quali la reputazione, il brand e il posizionamento aziendali anche in termini di capitale umano e intellettuale. 

Di Isabel Pepe