Welfare aziendale: nuove strategie per work-life balance e produttività

Nell’epoca della “Great Resignation” e del “Quiet Quitting”, i datori di lavoro si stanno concentrando su benefit ed extra per garantire il benessere dei propri dipendenti ed evitare fenomeni di dimissioni di massa. Dopo la pandemia, infatti, è aumentato il numero di dipendenti che ha preferito abbandonare il proprio lavoro in cerca di un maggior equilibrio con la propria vita privata, ed il mercato del lavoro si sta adeguando per recepire questi cambiamenti.

Lavoro ibrido, settimana corta e benefit aziendali per il work-life balance
Nella ricerca di nuovi strumenti di “benessere lavorativo”, il continuo ricorso a strumenti digitali nello svolgimento del lavoro, coadiuvato dall’esperienza post-pandemia, ha spinto molte aziende ad intraprendere percorsi di ibridazione delle dinamiche lavorative: ai dipendenti viene sempre più spesso richiesta la presenza in sede solo quando sono necessari momenti di confronto in gruppo, incontri con i clienti o in generale attività che non possono essere facilmente sostenute con l’utilizzo di web meeting e strumenti di lavoro digitali. Per contro, il day to day è stato ridisegnato per permettere uno svolgimento completamente da remoto delle attività tipiche di ciascun profilo, così da favorire un miglior work-life balance per i dipendenti, che sono messi in grado di operare da casa e risparmiare tempo e fatica in scomodi tragitti casa-lavoro.

In alcuni casi, digitalizzazione e streamlining (snellimento ed efficientamento)dei processi produttivi hanno portato ad un miglioramento generale delle performances aziendali tale da favorire la sperimentazione della settimana lavorativa da quattro giorni, che ormai conta diversi sostenitori in giro per il mondo, attivi in ogni area di business.    

Inoltre, secondo un recente rapporto del CENSIS, l’85% dei dipendenti chiede al proprio pacchetto di welfare aziendale una serie di servizi che favoriscano l’integrazione tra lavoro e vita professionale. Per far fronte a questa richiesta, i pacchetti di benefit aziendali hanno iniziato già da qualche anno ad includere non solo la previdenza complementare, ma anche la possibilità di usufruire di abbonamenti a palestre e cinema, scontistica dedicata nei negozi ed esperienze omaggio, per agevolare la vita privata del lavoratore in quanti più ambiti possibili.

Per le aziende impegnati in percorsi virtuosi, favorire i dipendenti anche in ambiti normalmente scollegati dal benessere lavorativo è un segnale importante: consentire alle persone di lavorare in maniera più agevole, assicurarsi che abbiano accesso ad uno stile di vita salutare e ad opportuni stimoli sociali e ricreativi consente di tenere alto il morale dei lavoratori, garantendone inoltre la soddisfazione e limitando il turnout aziendale. Inoltre, l’ampliamento dei pacchetti di fringe benefit consente l’accesso a diversi vantaggi fiscali, che rendono il welfare aziendale uno strumento di gestione delle risorse umane non gravoso per i bilanci.

La digitalizzazione del welfare aziendale per attrarre nuovi lavoratori e garantire la talent retention

Il ricorso a sistemi digitali di gestione dei fringe benefit sta consentendo a molte aziende di incrementare rapidamente ed efficacemente gli extra offerti ai propri lavoratori, garantendo anche a realtà meno strutturate la possibilità di integrare i propri benefit anche in assenza di team dedicati. La possibilità di avvalersi di piattaforme esterne per la gestione dei fringe benefit, inoltre, consente anche alle aziende meno grandi di cercare attivamente candidati più validi per le posizioni offerte, garantendo condizioni che realtà più affermate e strutturate potrebbero non concedere con facilità, oltre a fungere da chiaro strumento di talent retention, garantendo la soddisfazione dei lavoratori e disincentivandone l’abbandono del posto di lavoro.

di Andrea Morreale