Fake news: un nuovo approccio all’informazione è possibile

L’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus ha fatto emergere la complessità della gestione delle informazioni e delle notizie pubblicate sui vari media, siano essi cartacei o digitali. I social network, è scontato dirlo, sono stati i sorvegliati speciali nella lotta alla disinformazione online.

Parlando di disinformazione, i recenti dati pubblicati in un rapporto dell’Osservatorio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), evidenziano che il 73% dei giornalisti italiani (sono 35.706 i giornalisti attivi in Italia, fonte AGICOM) nel corso di quest’ultimo anno, ha letto notizie non veritiere, veicolate principalmente tramite i social network. Twitter, ad esempio, ha dichiarato di aver cancellato oltre 22.000 tweet che riportavano notizie false relative al Covid-19, dallo scoppio della pandemia a febbraio 2020 ad oggi.

Ed è proprio per controllare ed arginare la deriva della disinformazione che la Commissione Europea pubblica mensilmente i rapporti delle differenti piattaforme digitali e social media sulle misure adottate in tal senso. In particolare, i rapporti di febbraio evidenziano alcune iniziative dei cosiddetti big tech: ad esempio Google ha esteso ai 27 paesi membri dell’Unione Europea la funzione di ricerca che mostra informazioni affidabili sui vaccini.

Bing, il motore di ricerca di Microsoft, ha implementato le informazioni sul Covid-19 con un tool che permette di visualizzare i progressi delle vaccinazioni negli Stati dell’UE. Ed ancora, Twitter che ha aggiornato le modalità di ricerca delle notizie e ha incluso maggiori informazioni divulgate solo dalle fonti istituzionali ed ha attivato l’hashtag #Vaccinated, disponibile in 24 lingue, con l’obiettivo di supportare e condividere la campagna vaccinale.

Oltre alle iniziative dei grandi player del settore media, ne esistono anche altre, come quella dell’European Media and Information Fund, in cui Google ha investito 25 milioni di euro. Il progetto lanciato dalla Calouste Gulbenkian Foundation di Lisbona, Portogallo, e dallo European University Institute di Fiesole sostiene il lavoro di ricercatori, fact-checker, organizzazioni no profit e altre organizzazioni d’interesse pubblico impegnati nella ricerca sulla disinformazione e sull’alfabetizzazione mediatica.

In questo mare magnum di informazioni, nonostante l’impegno pubblico e privato nella contrasto alla disinformazione (il Ministero della Salute italiano ad esempio ha creato una pagina sul sito istituzionale per fare chiarezza sulle fake news più diffuse), i professionisti e le principali associazioni di categorie del settore, chiedono a gran voce un approccio nuovo al mondo dell’informazione: rendendo disponibili per i cittadini più strumenti per migliorare l’analisi critica delle informazioni e le competenze, promuovendo l’educazione alla ricerca delle fonti e implementando iniziative di fact-checking.

di Isabel Pepe