I processi del rebranding di Google

Il processo di rebranding normalmente non è una scelta semplice e spesso per tante aziende è il punto di svolta per rinforzare la presenza sul mercato o per presentarvisi in nuove vesti.

Google è una delle aziende più conosciute al mondo e da anni modifica, rinnova e destruttura il proprio marchio per essere sempre fruibile al meglio dai propri utenti. Le versioni che, ogni giorno, vediamo aprendo la pagina web, non vengono vissute mai come uno snaturamento del marchio ma piuttosto come un valore aggiunto dell’azienda che muta aspetto al cambiare sia delle tendenze che delle necessità degli utenti.

I numerosi cambiamenti, inizialmente legati solo al font, si sono poi estesi a tutto ciò che ruota intorno al motore di ricerca e rappresentano una proiezione della “vita” all’interno dell’azienda: smart, colorata, e in costante movimento.

Il logo di Google, circondato dalla semplice interfaccia bianca, si dimostra sempre attuale e spesso anche all’avanguardia. Ha subito variazioni di ogni genere: legate alla forma, alla distanza tra le lettere e all’aspetto in generale. Per un certo periodo ha avuto l’ombreggiatura, che lo rendeva tridimensionale oppure l’aggiunta del punto esclamativo che restituiva un effetto dinamico ed imperativo.

La nuova Google Suite dopo l’ultimo rebranding

Tra le versioni più conosciute c’è quella ormai considerata “classica”, in font Catull, scelto negli anni ‘90 come un buon compromesso tra i font graziati utilizzati allora e la necessità di maggiore leggibilità per l’online. Oggi, con il ritorno al flat design e al minimalismo, visti come sinonimi di immediatezza, riconoscibilità e memorabilità la scritta appare appunto semplice, ben definita e a tinte piatte.

I colori del logo sono in successione blu, rosso e giallo con, quasi a sorpresa, una “L” verde, a sottolineare come l’azienda si dimostri propensa al cambiamento, a rimescolare le carte dimostrandosi una società che pensa (e agisce) fuori dagli schemi. L’uso del colore per Google è diventato sempre più importante e, dal restyling del 2015, ha via via interessato tutte le diverse applicazioni a lui connesse. I designer dell’azienda procedono verso quello che è più la creazione di un “mood” Google, con l’uso delle tinte in modo sistematico.

Il logo di Google negli anni

Le icone del workspace, oggi riportano fedelmente i quattro colori Google, sia pure con la prevalenza di uno sugli altri, per mostrare come le varie applicazioni siano connesse tra loro e subito riconducibili all’azienda. Questa scelta ha posto sullo stesso piano tutte le applicazioni, innalzandone alcune ma abbassando di molto la riconoscibilità individuale di altre. É il caso di Gmail perde la sua “M” rossa e il collegamento alla busta da lettere che per anni l’aveva contraddistinta.

Gmail then VS Gmail now

di Laura Ritorto